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sabato 2 novembre 2024

Cosa posso fare per essere illuminato?

  

Foto di Elijah Hiett


"C'è qualcosa che posso fare per essere illuminato?”
“Tanto poco quanto puoi fare per far sorgere il sole al mattino”.
“Allora a cosa servono gli esercizi spirituali che prescrivi?”.
“Per assicurarsi che non tu non dorma quando il sole comincerà a sorgere”.
 

Dal libro "Un minuto di saggezza nelle grandi religioni" di Antony De Mello.

mercoledì 6 ottobre 2021

"Una persona trasformata" - Anthony de Mello

  Una persona trasformata

(...) Mi chiedete dove si inserisce la compassione, dove si inserisce il senso di colpa, in tutto questo. 
Lo saprete quando sarete svegli. Se in questo momento vi sentite in colpa, come potrò mai spiegarvelo? Come potreste sapere cos'è la compassione? Sapete, talvolta la gente vuole imitare Cristo ma il fatto che una scimmia si metta a suonare il sassofono non la trasforma in musicista. Non si può imitare Cristo imitandone il comportamento esteriore. Bisogna essere Cristo. Solo allora saprete esattamente cosa fare in una determinata situazione, a seconda del vostro temperamento, del vostro carattere, e del temperamento e del carattere della persona con cui avete a che fare. Nessuno dovrà dirvelo. Ma per poterlo fare, dovrete (essere) ciò che era Cristo. Un'imitazione esteriore non vi porterà da nessuna parte. Se pensate che la compassione implichi la dolcezza non è assolutamente possibile, per me, descrivervi la compassione, perché la compassione può essere molto dura. La compassione può essere molto aspra, può stordire, può rimboccarsi le maniche e operare su di voi. La compassione è molte cose diverse. Certo, può essere molto dolce, ma non c'è modo di saperlo. É solo quando diventerete amore - in altri termini, quando avrete abbandonato affetti e illusioni - che "saprete".

Anthony de Mello nel libro "Messaggio per un'aquila che si crede un pollo"



sabato 31 agosto 2019

Su "Messaggio per un'aquila che si crede un pollo" di Anthony De Mello

Scrive un amico che vuole restare anonimo:
 "Correva forse l'anno 1996, appena separato e in preda agli attacchi di panico, ansia, depressione e volere suicida, approdò sul comodino della mia ex moglie "messaggio per un aquila che si credeva un pollo"! Fu l'inizio del mio cammino verso il risveglio.....😃😉🙏"

lunedì 19 agosto 2019

Diretta Facebook il 20 Agosto "il messaggio di Padre Anthony De Mello"

Domani sera, ovvero martedi 20 Agosto alle ore 21,00, terrò una diretta nel gruppo Facebook  "Bridges of light - Ponti di Luce" sul'argomento: 
"il messaggio di Padre Anthony De Mello"

mercoledì 30 gennaio 2019

Prenditi cura di te stesso

Ti stai prendendo cura della tua anima?
Se dedichi qualche attimo ad ascoltarti,
saprai cosa fare.
Hai gli strumenti necessari per elevarti.
Non aspettare domani.
Se tu non ti prendi cura quotidianamente della tua anima...non lo farà NESSUNO.
Studiare un Corso in Miracoli?
Ascoltare Hemi-Sync o SAM con intenti specifici?
Dedicare del tempo alla meditazione?
Leggere il libro "Chiamati all'amore" di Anthony de Mello o "Come mettere in pratica il Potere di Adesso" di Eckart Tolle?
Pensaci su per favore.
E se ti garba...puoi porti la seguente domanda:
"Qual'è lo scopo della mia esistenza e cosa sto facendo per realizzarlo?"

venerdì 18 gennaio 2019

"Sull'illuminazione" - de Mello

"Sulla questione della propria illuminazione, il Maestro rimase sempre reticente, anche se i discepoli cercarono di farlo parlare con ogni mezzo.

Tutte le informazioni che avevano su questo argomento erano quelle che il Maestro una volta disse al suo figlio più giovane che voleva sapere cosa aveva provato suo padre quando si illuminò.

La risposta fu: "Uno sciocco"

Quando il ragazzo chiese il perché, il Maestro rispose: "Bene figliolo, è stato come faticare enormemente per irrompere in una casa salendo su di una scala a pioli, fracassare una finestra per poi rendersi conto che la porta di casa era aperta".

Anthony de Mello

La fonte della citazione è la seguente: http://www.katinkahesselink.net/christianity/Anthony-de-mello-empty.html


giovedì 17 gennaio 2019

Lasciarsi andare al flusso della vita

Due cose contano nella vita:

  • vivere in armonia con i propri valori e il proprio "sentire";
  • lasciarsi andare al flusso della vita;
Il primo punto ci fornisce la certezza di avere a disposizione una costante serenità interiore sottostante ai rumori della vita. Una vocina che dice costantemente "va tutto bene a prescindere dalle situazioni esterne".  A memoria de Mello riferiva che c'era gente serena anche all'interno dei campi di concentramento. E poi c'è la storia di Ramchandra il conducente di risciò a Calcutta. Era felice a prescindere dai suoi guai. Una persona molto malata riferisce di vivere momenti di pura beatitudine indipendentemente dalla malattia.

Sul secondo punto...c'è così tanto da dire. Il piccolo ego vorrebbe avere tutto sotto controllo. Vorrebbe provare a governare tutti gli eventi della vita. Ma non funziona così. Sull'individuo soffia costantemente un vento, una energia che proviene dell'infinito. E' come una corrente che prova a mostrarti la direzione da seguire. Il piccolo ego può provare a nuotare controcorrente per cercare invano di imporre i suoi piani. Oppure...ci si può lasciare andare alla corrente, con la fiducia che l'infinito ti condurrà dove è opportuno che tu vada.
Lasciati andare al flusso della vita 
Sii disponibile 
Abbandona il controllo 
Tutto andrà bene
Let it be...lascia che sia...lascia correre...
Link a un post precedente sul medesimo argomento

mercoledì 26 dicembre 2018

Dal Cap. 23 del libro "Chiamati all'amore" di Anthony de Mello"


Dal Cap. 23 del libro                                                          
"(…) pensa a un bambino cui sia stata fatta assaggiare la droga. Una volta che la droga ha pervaso il suo fisico, egli diventa tossicodipendente, e tutto il suo essere urla per avere questa droga. Per un drogato, star senza droga è una situazione talmente intollerabile che sembra preferibile la morte. Ora questo è esattamente quanto la società ha fatto nei tuoi riguardi quando eri bambino. Non ti è stato permesso di godere del solido, nutriente cibo della vita (il lavoro, il gioco, la compagnia della gente, i piaceri dei sensi e dello spirito); ti è stato inoculato invece il gusto dell'approvazione, dell'apprezzamento, dell'attenzione, le droghe chiamate successo, prestigio, potere. Una volta assaggiati questi frutti, ne sei diventato dipendente e hai cominciato a temerne la perdita. Ti sei sentito invadere dal terrore alla prospettiva di un fallimento, di uno sbaglio, della critica della gente. E così sei diventato irreparabilmente dipendente dalla gente e hai perso la tua libertà. Adesso il potere di farti felice o miserabile è in mano agli altri. E nonostante tu abbia terrore delle tribolazioni che questa situazione comporta, ti trovi completamente disarmato. Non c'è un solo minuto in cui tu non sia, cosciente o meno, intonato con le reazioni degli altri, un solo minuto in cui tu non marci al rullo di tamburo delle loro richieste. Quando vieni ignorato o disapprovato, tu esperimenti una solitudine così insopportabile che immediatamente torni carponi verso la gente a elemosinare quel conforto che ha nome Appoggio, Incoraggiamento, Stimolo. Vivere fra gli altri in questo stato implica una tensione senza fine, ma d'altra parte vivere senza gli altri comporta l'agonia della solitudine. Tu hai perso la capacità di vedere gli altri chiaramente così come sono e di rispondervi con precisione, perché quasi sempre la tua percezione è offuscata dal bisogno della tua droga. La conseguenza di tutto questo è terribile e inevitabile: sei diventato incapace di amare qualsiasi cosa o persona. Se vuoi amare devi di nuovo imparare a vedere. E se vuoi vedere devi lasciare la tua droga. Devi strappare via dal tuo essere le radici della società, che ti sono arrivate fino al midollo. Devi tirartene fuori. Esternamente tutto continuerà ad andare avanti come prima, continuerai la tua vita nel mondo ma non sarai più del mondo. Nel tuo cuore sarai finalmente libero, ma completamente solo. In questa solitudine assoluta le tue dipendenze e i tuoi desideri moriranno, lasciando via libera alla capacità di amare. Perché non vedrai più gli altri come mezzo per soddisfare le tue tossicodipendenze. Solo chi l'ha provato conosce quanto terrificante sia questo procedimento. E come invitare te stesso a morire. È come chiedere a un drogato di rinunciare all'unica felicità che ha conosciuto, per rimpiazzarla con il sapore del pane e della frutta, con la fresca aria del mattino e la dolcezza dell'acqua di una sorgente montana, mentre lui sta lottando per resistere ai crampi dell'astinenza e al vuoto che sta sperimentando ora che non ha più la sua droga. Nulla all'infuori della droga può colmare il vuoto del suo spirito febbricitante. (…)"

martedì 18 dicembre 2018

Citazioni dal libro “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” di Anthony de Mello

dal libro “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” di Anthony de Mello
“Pensate forse di aiutare le persone perché ne siete innamorate? Ebbene, devo darvi una notizia. Non si è mai innamorati di qualcuno. Si è soltanto innamorati della idea che ci si è fatti di una data persona, un’idea preconcetta e dettata dalla speranza. Fermatevi a pensarci un minuto: non siete mai innamorati di qualcuno, siete innamorati della vostra idea preconcetta riguardo a quella persona. Non è così che ci si disamora? É la vostra idea che è cambiata, giusto? «Come hai potuto deludermi, dopo che io avevo riposto tanta fiducia in te?» dite a qualcuno. Davvero avevate riposto tanta fiducia in quella persona? No, non l'avete mai fatto. Piantatela! Questa convinzione deriva semplicemente dal lavaggio del cervello che la società esercita su di voi. Non si ripone mai fiducia nella gente. L'unica cosa di cui ci si fida è il proprio giudizio riguardo a quella data persona. E dunque, di cosa vi lamentate? Il fatto è che a nessuno piace ammettere che il proprio giudizio era sbagliato. L'ammetterlo non è certo particolarmente lusinghiero, e allora si preferisce dire: «Come hai potuto deludermi?».

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“La prima cosa che voglio capiate, se davvero intendete svegliarvi, è che non volete svegliarvi. Il primo passo verso il risveglio è essere sufficientemente sinceri da ammettere di fronte a se stessi che non è piacevole. Voi non volete essere felici. Che ne dite di sottoporvi a un piccolo test? Proviamo: ci vorrà un minuto esatto. Potete chiudere gli occhi, mentre lo fate, oppure potete tenerli aperti: non ha grande importanza. Pensate a qualcuno che amate molto, qualcuno a cui siete vicini, qualcuno che vi è prezioso, e provate a dire a quella persona, nella vostra mente: «Preferisco la felicità a te». Osservate quel che accade. «Preferisco la felicità a te. Se dovessi scegliere, non avrei dubbi: sceglierei la felicità». Quanti di voi si sono sentiti egoisti, pronunciando questa frase? Molti, a quanto pare. Capite fino a che punto siamo stati sottoposti a un lavaggio del cervello? Il risultato è che ci costringono a chiederci: «Come ho potuto essere tanto egoista?». Ma pensate a un attimo a chi è veramente egoista. Immaginatevi qualcuno che venga a dire a voi: «Come hai potuto essere tanto egoista da anteporre la tua felicità a me?». Non vi verrebbe forse da rispondere: «Scusa tanto, ma come puoi tu essere tanto egoista da pretendere che anteponga te alla mia felicità!?». Una donna mi disse una volta che, quando lei era bambina, un suo cugino gesuita aveva organizzato un ritiro nella chiesa gesuita di Milwaukee. Egli apriva ogni incontro con le parole: «La prova dell'amore è il sacrificio; la misura dell'amore è l'altruismo». Splendido! Le chiesi: «Vorresti che io ti amassi a costo della mia felicità?» «Sì» rispose lei. Non è una situazione deliziosa? Non sarebbe meraviglioso? Lei amerebbe me a costo della sua felicità, e io amerei lei a costo della mia felicità. E così, avremmo due persone infelici, ma viva l'amore!
                                                              Risultati immagini per messaggio per un aquila che si crede un pollo

lunedì 5 novembre 2018

«CHE ME NE IMPORTA?»


Ogni mese il discepolo inviava al maestro una relazione del suo progresso spirituale.
Il primo mese scrisse: «Sento l'espandersi della coscienza e il mio essere tutt'uno con l'universo». Il maestro diede un'occhiata al biglietto e lo gettò via.
Il mese seguente ecco che cosa diceva: «Finalmente ho scoperto che il divino è presente in tutte le cose». Il maestro apparve deluso.
Nella sua terza lettera, il discepolo spiegava con entusiasmo: «Al mio sguardo errante è stato svelato il mistero dell'unità e della pluralità». Il maestro sbadigliò.
La lettera successiva diceva: «Nessuno nasce, nessuno vive, poiché l'io non esiste». Il maestro spalancò le braccia disperato.
Passò un mese, poi due, poi cinque, infine un intero anno. Il maestro pensò che fosse ora di ricordare al discepolo che aveva il dovere di tenerlo informato del suo progresso spirituale. Quello rispose: «Che me ne importa?» Quando il maestro lesse queste parole, il viso gli si illuminò di gioia ed esclamò: «Grazie a Dio, finalmente ha capito!»

Anche agognare la libertà è una forma di schiavitù. Non saremo mai veramente liberi, finché non smetteremo di preoccuparci se siamo liberi o no. Solo chi è contento è libero.

Dal libro "La preghiera della rana" di Anthony De Mello

Risultati immagini per la preghiera della rana vol secondo

sabato 29 settembre 2018

Una selezione di vecchi post


Poichè nel blog ci sono quasi 900 post è stata fatta una selezione di 11 post per i nuovi lettori:

Ti voglio libero come il vento

Perle di saggezza di Anthony DeMello

Ogni volta che guardo questo video, delle lacrime mi rigano il volto

Luce e potere contrapposti a Tenebre e potere

Una manifestazione di potere

Altre manifestazioni di potere

La resurrezione di Sri Yukteswar

"Esistono esseri malvagi, demoni e diavoli nell’Aldilà?" di anonimo

Sul Creatore

Sulla beatitudine

martedì 25 settembre 2018

Per mio figlio



Figliolo,
oggi è un giorno importante. 
Compi 18 anni.
Ho pensato a un libro che vorrei ti accompagnasse per tutta la tua vita. 
Uno scritto che potrà consigliarti ed esserti di ispirazione anche quando non mi sarà più consentito di essere al tuo fianco.
Eccolo...
Con tutto il mio amore
tuo padre

Risultati immagini per chiamati all'amore anthony de mello

domenica 9 settembre 2018

Fare o essere?

Premessa
Quanto contenuto in questo post rappresenta le opinioni e le esperienze di chi lo scrive non la verità assoluta, pertanto non rispecchia necessariamente quelle di “The Monroe Institute”, che non è responsabile per l’accuratezza o la completezza delle informazioni e delle opinioni espresse in questo post. Sulla base di quanto precede i contenuti che seguono possono anche essere falsi in toto o in parte. A voi la scelta. Per quanto possibile Vi invito a leggere con il cuore e non con la mente.
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Le tecnologie Hemi-Sync® e SAM® (Spatial Angle Modulation) brevettate da The Monroe Institute rappresentano due strumenti eccellenti per acquisire consapevolezza, ottenere intuizioni per la propria vita, entrare in contatto con il proprio Sè totale, percepire le proprie potenzialità non ancora espresse, sviluppare una comprensione approfondita della propria missione terrena. Ne sono testimone personalmente e lo stesso vale per le innumerevoli persone che ne hanno testato la validità.

Dopo avere ottenuto tali comprensioni si aprono davanti a noi alcune strade.

Prima possibilità: ignoriamo la nuova consapevolezza oppure la teniamo presente senza intraprendere alcuna azione specifica.

Seconda possibilità: iniziamo a elaborare una strategia per applicarla nella nostra vita. Se durante un corso Hemi-Sync® abbiamo scoperto la missione della nostra vita, iniziamo a pianificare i cambiamenti che si rendono necessari per realizzare questi scopi consapevolizzati di recente. Pensiamo, pianifichiamo, valutiamo, cambiamo il nostro operato, in una parola "agiamo". Non c'è nulla di male in questa prospettiva.

Ma esiste una terza possibilità. Poichè ogni intento lanciato rappresenta anche una limitazione. Dopo avere compreso consapevolizzato questi nuovi elementi, decidiamo di affidarci all'Infinito, arrenderci a una forza ben superiore alla nostra. Affidiamo al Divino la nostra missione fiduciosi che ci aiuterà a realizzarla. Ci lasciamo andare al flusso della vita, come dei bimbi che si abbandonano tra le braccia dei genitori.
Mettere in pratica questa terza possibilità non significa accettare la vita passivamente nella condizione di chi è in balia del mondo intero (la vittima), ma vuol dire compiere un atto consapevole di affidarsi a questa Potenza.

Riportiamo qui il contenuto di un vecchio post: Sforzarsi per cambiare?
"(...) lo sforzo può cambiare il tuo comportamento, non te stesso. Rifletti: lo sforzo ti fa portare il cibo alla bocca, non può produrre in te l'appetito; può trattenerti a letto, non può darti il sonno; può farti svelare un segreto a un'altra persona, non può produrre la verità; può importi di fare un complimento a qualcuno, non può produrre genuina ammirazione; può spingere a compiere atti di servizio ma è impotente a produrre amore o santità. Tutto ciò che puoi raggiungere con i tuoi sforzi è repressione, non autentico cambiamento e crescita. Il cambiamento è determinato soltanto da coscienza e conoscenza. Prendi coscienza della tua infelicità, ed essa scomparirà: ne risulterà la felicità. Prendi coscienza del tuo orgoglio, ed esso cadrà: ne risulterà l'umiltà. Prendi coscienza delle tue paure, ed esse si dissolveranno: ne risulterà amore. Prendi coscienza dei tuoi legami; ed essi svaniranno: conseguenza ne sarà la libertà. Amore, libertà e felicità non sono piante che puoi coltivare e riprodurre. Non puoi neppure conoscere che cosa siano realmente. L'unica cosa che puoi fare è di analizzare i loro opposti e, attraverso questa analisi, determinarne il dissolvimento. (...)"
dal capitolo 12 del libro "Chiamati all'amore" di Anthony De Mello.


Mi tornano in mente le parole del Maestro tratte dal Vangelo di Matteo 6:25-34:
25 Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34 Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
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Se siete giunti fin qua, per favore guardate questo video. Dura meno di quattro minuti ma contiene principi grandiosi:
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Letture suggerite


E infine, pur non facendo parte di alcuna confessione religiosa...


sabato 10 settembre 2016

"Messaggio per un pesciolino che ha sempre sete" di Anthony de Mello

Un'opera finora inedita di Anthony de Mello, pubblicata recentemente!
Questo libro contiene la trascrizione di un seminario che Anthony de Mello ha tenuto alla Fordham University nel 1984.

Come spesso accade, il titolo in italiano non rispecchia quello in inglese: 
"Rediscovering Life: Awaken to Reality" che più o meno suonerebbe così "Riscoprire la vita: Risvegliarsi alla realtà".
Un altro testo che offre un contributo fondamentale al risveglio dell'umanità.

Segue una anteprima del libro, tratta da questo link:

"Riscoprire la vita

Comincio raccontandovi che cosa intendo fare. Il tema che mi propongo di affrontare è la riscoperta della vita.
Circa dieci anni fa qualcosa ha cambiato radicalmente la mia esistenza. È stata come una rivoluzione che mi ha reso un uomo nuovo. È questo che desidero condividere con voi e sono felice di farlo in un modo speciale. Voi però potreste dirmi: «Come puoi dire che sia successo solo dieci anni fa? Non avevi letto il vangelo?». Certo che l'avevo letto, ma non l'avevo capito. Lì c'era tutto, ma non me n'ero mai reso conto.
In seguito, dopo averlo scoperto, l'ho trovato anche in tutti gli scritti delle principali religioni e ne sono rimasto impressionato. Prima non l'avevo riconosciuto.
Vorrei davvero che fosse successo quando ero più giovane: le cose sarebbero state molto diverse.
Quanto tempo ci vorrà per trasmettere questa scoperta anche a voi? Un giorno intero? Voglio essere onesto: non credo che serviranno più di due minuti. Per comprenderla o farla vostra occorreranno venti, quindici, dieci anni, dieci minuti o un giorno, tre giorni, non possiamo saperlo. Dipende tutto da voi.
Varie persone, nel corso degli anni, mi hanno detto che anche le loro esistenze erano cambiate sostanzialmente dopo avermi ascoltato. Non molte però, anzi, pochissime, purtroppo. Se almeno una su mille recepisce il mio messaggio, la media sarebbe già abbastanza buona. È difficile ascoltare? È difficile capire?
È così semplice che potrebbe comprenderlo anche un bambino di sette anni.
Non è sorprendente? E in realtà, quando oggi ci penso, mi viene spontaneo chiedermi: perché prima non lo vedevo?
Non lo so. Non so perché, ma era così. Ora, forse, uno di voi potrebbe riuscirci, o percepire una parte di esso. Che cosa servirebbe per farlo? Soltanto una cosa: la capacità di ascoltare. È tutto qui. Siete capaci di ascoltare? Se lo siete, potete arrivarci.
In realtà ascoltare non è così facile come si pensa. Perché? Perché siamo ancorati a concetti, posizioni e giudizi predeterminati. Ascoltare non significa assorbire ogni cosa. Quella è credulità: «Ha detto questo e per me va bene».

Non voglio che nessuno di voi accetti per fede

Non voglio che nessuno di voi accetti per fede tutto quello che sente dire da me. Potete accettare per fede quello che insegnano la Chiesa o la Bibbia, etc., ma non credete a me ciecamente, per fede. Ciò che desidero è che mettiate in dubbio ogni cosa che dico, che ci pensiate su e che continuiate a discuterne con me. Sentitevi liberi di farlo anche mentre sto parlando. Fate domande, alzate la mano in qualsiasi momento.
Tuttavia, ascoltare non significa nemmeno attaccare, anche se dirò qualcosa di così nuovo che penserete che io sia pazzo, che sia fuori di me. Quindi sarete tentati di scagliarvi contro di me. Se dite a un marxista che nel marxismo c'è qualcosa di sbagliato, è probabile che la sua prima mossa sarà aggredirvi. Se insinuate a un capitalista che nel capitalismo c'è qualcosa che non va, reagirà sicuramente male. Avviene lo stesso se criticate gli Stati Uniti con un americano o l'India con un indiano.
Non serve accettare tutto, non serve attaccare, non serve essere d'accordo su tutto.
Avete sentito parlare di quel famoso superiore gesuita? La gente gli chiedeva: «Come sei riuscito a ottenere così tanto successo?». Lui rispondeva: «È molto semplice, ho una formula efficace: concordo con tutti. È l'unica cosa da fare». Bisognava replicare: «Non essere ridicolo. Come puoi essere un buon superiore, se non contraddici nessuno?». Allora lui avrebbe dovuto ammettere: «È vero. Com'è possibile essere un buon superiore e andare d'accordo con tutti?».
Quindi non occorre darmi ragione. Potreste non condividere le mie opinioni e capire. Non è meraviglioso? Dovete essere vigili, attenti. Siate guardinghi.

Ascoltate con mente lucida

Ascoltate con mente lucida. Non è facile, è vero, ma rifiutate i pregiudizi, le frasi preconfezionate.
Proprio ieri qualcuno mi ha raccontato una storia. Conoscete il famoso detto: «Una mela al giorno toglie il medico di tomo»? Bene, un tale aveva una relazione con la moglie di un medico e mangiava una mela al giorno, ma aveva sbagliato tutto! Gli è andato tutto male! Viveva in base a una formula prefissata, capite? La sua era una posizione stereotipata.
Recentemente mi hanno riferito di un prete che cercava di convincere un suo parrocchiano alcolizzato a smettere di bere. Il sacerdote prende un bicchiere riempito di alcol puro, cattura un insetto, un verme, e lo fa cadere dentro. Il povero animaletto comincia a contorcersi e poi muore. Allora dice all'uomo: «Hai ricevuto il messaggio, John?».
L'uomo risponde: «Sì, padre, ho capito. Lei aveva un verme nello stomaco e l'alcol è il metodo per ucciderlo». Sì, il messaggio era stato dato, ma John non stava ascoltando, capite? Non ascoltava affatto.
Conosco anche un caso in cui a non ascoltare era un religioso. Un tipo va dal suo parroco, che in quel momento stava leggendo il giornale e non voleva essere disturbato. Gli dice: «Mi scusi, padre». L'altro, irritato, lo ignora. «Mi scusi, padre» insiste. Il prete risponde: «Cosa c'è?». L'uomo chiede: «Mi potrebbe dire quali sono le cause dell'artrite?». Il religioso era sempre più innervosito: «Che cosa provoca l'artrite? Il bere provoca l'artrite, ecco cos'è. Andare con le donne di malaffare provoca l'artrite, fare scommesse provoca l'artrite. Perché lo chiedi?». E il parrocchiano: «Perché il giornale dice che il Santo Padre ha questa malattia». Quel prete non ascoltava!
Se siete pronti a sentire qualcosa di nuovo, semplice e diverso da quasi tutto quello che vi hanno detto finora, forse ascolterete quello che ho da dire. Siete pronti?
Forse lo capirete.
Quando Gesù insegnava la buona novella, penso che fosse attaccato non solo perché quello che diceva era giusto, ma anche perché era nuovo. Noi odiamo le cose nuove. Io odiavo tutto quello che era nuovo. Siamo affezionati alle vecchie cose. Non amiamo ciò che è nuovo perché disturba, è troppo liberatorio.
Torniamo alla capacità di ascoltare: Buddha ha espresso questo concetto in modo meraviglioso. Ha detto: «I monaci e i discepoli non devono accettare le mie parole per rispetto, ma analizzarle nel modo in cui un orefice esamina l'oro: sezionando, raschiando, strofinando, fondendo». Non dovete accettare i miei discorsi per una questione di rispetto, ma agire come l'orafo, cioè sezionando, raschiando, strofinando, fondendo, capite?
Okay, ora è tutto chiaro.

Che cos'è quella cosa che chiamiamo vita?

Che cos'è quella cosa che chiamiamo vita? Date un'occhiata in giro e poi vi inviterò a rivolgere lo sguardo verso la vostra esistenza.
Guardate il mondo: la miseria è ovunque. Recentemente ho letto sul «New York Times» che i vescovi americani ritengono che negli Stati Uniti ci siano trentatré milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, un limite stabilito dallo stesso governo. Se pensate che quella sia povertà, dovreste andare negli altri paesi e vedere lo squallore, la sporcizia e la miseria che vi regnano. E la chiamate vita, quella?
Ebbene, ho una notizia per voi: la vita è anche lì. Circa vent'anni fa mi presentarono a un conducente di risciò di Calcutta. È terribile immaginare un essere umano che fa quel lavoro: non è un cavallo che tira il passeggero, ma una persona. La durata di vita di queste povere creature è di dieci, massimo vent'anni da quando cominciano quel mestiere. Non durano a lungo: si prendono la tubercolosi e muoiono in breve tempo.
Ora, Ramchandra - è questo il suo nome - aveva preso questa malattia. In quel periodo un piccolo gruppo di persone svolgeva un'attività illegale che comportava l'esportazione di scheletri. Alla fine il governo mise fine a quei crimini. Sapete che cosa facevano? Compravano le ossa di una persona mentre era ancora in vita. Chi era poverissimo andava da loro e vendeva il suo scheletro per l'equivalente di circa dieci dollari.
Questi malviventi chiedevano ai conducenti di risciò: «Da quanto tempo fai questo lavoro?». Qualcuno come Ramchandra rispondeva: «Dieci anni». Allora i compratori pensavano: "Non gli resta ancora molto da vivere" e gli davano i soldi.
Poi, quando uno di quei poveretti moriva, si avventavano sul suo corpo, lo portavano via e poi, dopo la decomposizione ottenuta con un procedimento speciale, ricavavano lo scheletro.
Ramchandra era così povero che aveva acconsentito a questo scambio. Aveva una moglie e dei figli e viveva nello squallore, nella povertà, nella miseria, nell'incertezza.
Nessuno penserebbe di poter trovare la felicità in questa situazione, vero? Eppure, niente sembrava turbarlo. Stava bene. Davvero, non c'era nulla che lo turbasse. Gli ho chiesto: «Sei preoccupato?», ma lui aveva risposto: «Per quale motivo?».
«Non so, per il futuro, il futuro dei tuoi figli.»
E lui: «Io faccio il meglio che posso, ma il resto è nelle mani di Dio».
«E cosa mi dici della tua malattia? Ti fa soffrire, vero?»
«Un po'. Dobbiamo prendere la vita come viene.»
Non l'ho mai visto di cattivo umore.
Mentre stavo parlando con lui, però, improvvisamente realizzai di trovarmi in presenza di un mistico. Capii di essere in presenza della vita. Era lì, proprio lì. Lui era vivo. Io ero morto.

Ricordate quelle belle parole di Gesù? 

Ricordate quelle belle parole di Gesù? Guardate gli uccelli del cielo, guardate i fiori dei campi. Non seminano e non filano. Non provano mai ansia per il futuro. Non come voi.
Oggi quel pover'uomo dev'essere morto. L'ho incontrato a Calcutta per pochi momenti, poi avevo proseguito verso il luogo in cui abito, molto più a sud dell'India. Non so che cosa gli sia successo, ma sono convinto di aver conosciuto un mistico. Una persona straordinaria. Aveva scoperto la vita. L'ha riscoperta.
La mente umana è una cosa meravigliosa. Ha inventato il computer, ha separato l'atomo, ha mandato astronavi nello spazio. Eppure non ha risolto il problema della sofferenza, dell'angoscia, della solitudine, del vuoto, della disperazione. La maggioranza di voi è piuttosto giovane, ma onestamente non credo che non abbiate mai provato un senso di solitudine, di tristezza, di depressione. Perché non abbiamo trovato come rimediare a tutte queste cose?
Abbiamo fatto grandi passi avanti nella tecnologia, ma tutto ciò ha aumentato anche solo di un millimetro la qualità della nostra vita? Volete sapere la mia opinione? No, nemmeno un po'.
Sì, è vero, abbiamo più comfort. Più velocità, piaceri, divertimenti, non possiamo negarlo. Più conoscenze. Grandi progressi tecnologici. Quello che vorrei sapere, però, è questo: ci sono stati miglioramenti nel tentativo di porre fine a quella solitudine, a quel senso di vuoto e a quella tristezza? Passi avanti nella lotta contro l'avidità, l'odio e il conflitto? Meno battaglie? Meno crudeltà? Se volete conoscere il mio parere, ritengo che sia tutto peggiorato.
La cosa tragica è che, come ho scoperto dieci anni fa circa, il segreto è stato trovato. E allora, perché non lo usiamo? Non vogliamo, è questo il motivo. Ci credete? Non vogliamo, non vogliamo.
Provate a immaginare che io dica a qualcuno: «Guarda, sto per darti una formula che ti renderà felice per il resto della tua vita. Gioirai di ogni singolo minuto per il resto dei tuoi giorni». Immaginate di sentire queste parole.
Bene, oggi sto per dirle a voi. Vi darò quella formula. Sapete che cosa farà la maggior parte di voi? Mi spiace insultarvi in anticipo, ma se siete simili al pubblico che ho avuto finora, so già che cosa direte. Mi parlerete in questo modo: «Fermati. Non dirmi niente. Non voglio sentire».
Non vogliono ascoltare, e non dovete nemmeno credermi sulla fiducia: ve lo proverò."

lunedì 15 agosto 2016

“Alle sorgenti – Esercizi spirituali”



Dalla presentazione di Anthony de Mello al suo libro “Alle sorgenti – Esercizi spirituali”:

Quando vi avrà condotto al silenzio questo libro sarà vostro nemico. Sbarazzatevene.”

venerdì 10 giugno 2016

Sull'amore

L'AMORE DEI PROPRI FAMILIARI
Un discepolo desiderava ardentemente rinunciare al mondo ma sosteneva che la sua famiglia l'amava troppo per lasciarlo andare. "Amore?", disse il guru. "Quello non è affatto amore. Ascolta..." E rivelò al giovane un metodo yoga segreto con cui era possibile simulare la morte. Il giorno seguente l'uomo appariva morto a tutti gli effetti e la sua casa riecheggiava dei pianti e lamenti dei familiari. Allora comparve il guru, il quale informò i parenti in lacrime che aveva il potere di riportare in vita il giovane a patto che qualcuno si offrisse di morire al suo posto. C'era qualche volontario? Con grande stupore del "morto", ciascun membro della famiglia cominciò ad addurre dei validi motivi per cui era necessario che si conservasse in vita. La moglie riassunse i sentimenti di tutti dicendo: In realtà non è necessario che qualcuno prenda il suo posto. Possiamo fare a meno di lui".

CHE COSA LA GENTE SALVA PER PRIMA Tre adulti prendevano il caffè in cucina, mentre i bambini giocavano per terra. La conversazione cadde su ciò che avrebbero fatto in caso di pericolo e ciascuno di loro affermò che per prima cosa avrebbe salvato i bambini. All'improvviso scoppiò la valvola della pentola a pressione, provocando un'esplosione di vapore nel locale. Nel giro di pochi secondi tutti fuggirono dalla cucina, a eccezione dei bambini che giocavano sul pavimento.

LACRIME AL FUNERALE 
Al funerale di un uomo molto ricco, tutti notarono un estraneo che piangeva e si disperava come gli altri. Il celebrante gli si avvicinò e gli chiese: "Lei è forse un parente del morto?" "No". "Allora perché piange?" "Proprio per quello". 
Il rimpianto, in qualunque circostanza, è sempre per se stessi.

LACRIME PER UNA FABBRICA BRUCIATA La fabbrica stava bruciando e l'anziano proprietario dell'edificio ne piangeva singhiozzando la perdita.

"Papà, perché piangi?", domandò suo figlio. "Ti sei dimenticato che abbiamo venduto la fabbrica quattro giorni fa?" Il vecchio si asciugò immediatamente le lacrime.
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fonte: 

mercoledì 20 aprile 2016

La gente non vuole essere curata

"Chiedete a qualsiasi psicologo..la gente non vuole essere curata...vuole solo trovare sollievo. Come l'individuo che è immerso nelle feci quasi fino al naso e chiede aiuto affinchè le persone intorno non facciano onde..non per uscire dalla condizione."
dal libro "Rediscovering Life: Awaken to Reality" di Anthony de Mello

venerdì 19 febbraio 2016

Bahaudin nasconde i suoi miracoli

Una volta qualcuno si avvicinò a un discepolo del mistico musulmano Bahaudin e gli domandò: "Dimmi perché il tuo maestro nasconde i suoi miracoli. Ho raccolto personalmente dei dati che dimostrano in modo incontestabile che egli è stato presente in più luoghi diversi nello stesso momento; che ha guarito la
gente con la forza della preghiera, ma dice loro che è stata opera della natura; che ha aiutato persone in difficoltà e poi lo ha attribuito alla loro buona sorte. Perché si comporta così?" "So perfettamente di che cosa stai parlando", disse il discepolo, "perché anch'io ho notato queste cose, e credo di poter rispondere alla tua domanda. Prima di tutto, il maestro detesta essere al centro dell'attenzione. In secondo luogo, egli è convinto che quando la gente comincia ad avere interesse per i miracoli, non ha più alcun desiderio di imparare nulla che sia veramente valido dal punto di vista spirituale".


tratto da:

giovedì 18 febbraio 2016

Come Longino produsse una guarigione

Quando i deserti dell'Egitto erano la dimora di quei santi uomini chiamati Padri del Deserto, una donna ammalata di cancro al seno andò in cerca di uno di loro, un certo Abba Longino, poiché egli aveva fama di santo e guaritore. Mentre la donna percorreva la riva del mare, si imbatté proprio in Longino che stava raccogliendo legna da ardere e disse: "Padre santo, potrebbe indicarmi dove vive il servo di Dio Abba Longino?"
Longino rispose: "Perché cerchi quel vecchio imbroglione? Non andare da lui o ti farà solo del male. Qual è il tuo problema?" Ella gli spiegò di che si trattava e il padre la benedisse e la congedò dicendo: "Va' ora e Dio sicuramente ti farà guarire. Longino non ti sarebbe stato di nessun aiuto". Così la donna se ne andò, fiduciosa di essere stata guarita, il che si verificò prima della fine del mese, e morì molti anni dopo del tutto ignara che era stato Longino a guarirla.


tratto da:

giovedì 21 gennaio 2016

Citazioni tratte da "Swansong"

"Considerate questo per un momento: tutte le relazioni sono egoistiche. Vi ho detto che una relazione è un accordo commerciale. Io ti do qualcosa e ottengo qualcosa indietro. E voi lo chiamate amore? Il vero amore è quando non ho bisogno di te e quando ti lascio libero di restituirmi amore oppure no. Non posso amarti se ho bisogno di te e non posso lasciarti libero di decidere se restituirmi amore.
Sapete, come accade per le persone, è lo stesso con le cose. Non ottieni davvero ciò che desideri, fintanto che preservi nella tua testa la falsa nozione che hai bisogno di questo o quello e che senza quella determinata persona o cosa non sarai felice.
Non vi innamorate veramente finchè non vedete la realtà che dissolve le false immagini. Comincia con il perdono. Come comprendiamo il nostro egoismo? Quando lo capiamo e lo chiamiamo con il suo nome.
Non ho già detto che il fondamento dell'Amore è il perdono? Ora, la prima cosa che dovete sapere sul perdono è che bisogna dimenticare l'idea che io sono migliore di un'altra persona. In secondo luogo, dovete correggere la percezione erronea che qualcuno vi ha danneggiato. Nessuno mai vi danneggia. Non vi hanno ferito. Hanno ferito il vostro ego. E' solo quando provate sentimenti di insicurezza e inferiorità che richiedete rispetto. E' la vostra inferiorità che richiede delle scuse. Solo gente inferiore chiede rispetto o una scusa. Comprendete questo semplice fatto: nessuno sulla terra ha il potere di ferirvi. Quando qualcuno vi spara e non siete nella linea di tiro, non venite danneggiati. Se Vi mettete sulla linea di tiro, siete destinati a farvi male. E se siete sulla linea di tiro, innanzi tutto è perchè vi siete posti là. Perchè permettete alla gente di controllarvi (...) ? Premono un bottone e voi siete su. Premono un altro bottone e siete giù. Vi piace essere controllati in questa maniera?"
Traduzione delle pag. 20 e 21 del libro "Swansong - Anthony de Mello's Last Seminar"