mercoledì 16 agosto 2017

Una storia di fede

Una testimonianza diversa da quelle che normalmente leggete in questo blog e per tale ragione  merita di essere condivisa. L’invito è il medesimo di sempre: che ognuno decida personalmente cosa farne di questo scritto. A seguire una traduzione dall’originale in inglese:

Uno dei più nobili esempi di fede cristiana nei nostri tempi è esemplificata nella vita del ministro di culto Harlan Popov. Harlan era uno di quei ministri di culto cristiani poco conosciuti, al di là della cortina di ferro. In breve tempo divenne pastore di una delle più numerose congregazioni protestanti in Bulgaria e, successivamente, uno dei principali "evangelisti" del suo paese. Nella mattina del 24 Luglio 1948, suonarono alla sua porta e tre uomini erano venuti a prenderlo per portarlo alla stazione di polizia per alcune domande. Il risultato fu che trascorse 13 anni nelle prigioni comuniste e soffrì molte torture. Harlan arrivò a quel raro punto nella vita di un uomo che separa gli uomini ordinari da quelli di Dio. Nella sua dedicazione spirituale, aveva pregato tutta una notte dicendo "Dio, tutta la mia vita è tua. Sono pronto a donarti tutto quello che ho". Avrebbe imparato presto e si sarebbe reso conto di una lezione rara ossia che "servirLo è meraviglioso, ma che soffrire per Lui è un privilegio ancora maggiore". All'inizio i comunisti tolleravano i ministri di culto, ma mentre essi aumentavano il loro controllo sulla nazione, i ministri di culto furono presto dichiarati tutti "spie" e "strumenti dell'imperialismo". I comunisti erano determinati a distruggere la Cristianità e a mettere dei burattini come dirigenti e ministri di culto. I ministri di culto fedeli furono trascinati in prigione. Quando Harlan Popov fu portato alla stazione di polizia, rimase in piedi vicino ad un muro per dieci giorni, senza muoversi, senza cibo o acqua. Non gli era permesso di parlare o muoversi. Il decimo giorno disse:" Non era ancora arrivato il collasso. Persi la cognizione del tempo. Ogni giorno era indistinto dal successivo. Le mie gambe si gonfiarono. Le labbra si ruppero e sanguinavano. Avevo la barba lunga e non mi era permesso di lavarmi o radermi dal giorno dell'arresto. I miei occhi erano palle di fuoco. Tuttavia, in qualche modo, stavo in piedi. Dopo la mezzanotte del 10° giorno, ho sentito l'uomo che mi aveva interrogato che russava e sonnecchiava. Ho mosso il mio collo indolenzito a destra e sinistra. A circa 2 metri a sinistra c'era una finestra. Poichè fuori era buio, potevo vedere il riflesso nella finestra. Sono indietreggiato con orrore. Era il riflesso di un mostro. Vidi una figura orribilmente emaciata, con le gambe gonfie, gli occhi come buchi vuoti nel viso, una barba lunga macchiata dal sangue asciutto che era uscito dalle mie labbra. Era una immagine  grottesca ed orribile.. E quella figura grottesca, sanguinante ed orribile ero IO! Io ero quel "mostro". La mia mente intorpidita assorbì quella realtà e cominciai a piangere. Improvvisamente mi sentii annientato e così solo. Mi sentii come si doveva essere sentito Cristo quando disse "Mio Dio, mio Dio, perchè mi hai abbandonato?" Non riuscivo a piangere con lacrime, ma il mio corpo pianse senza lacrime.. Quindi in quel momento di totale disperazione, udii una voce, tanto chiara e distinta come qualsiasi voce che ho udito nella mia vita, la quale disse "NON TI ABBANDONERO' MAI...." Era così udibile che gettai uno sguardo all'uomo che mi aveva interrogato, poichè ero certo che aveva udito anche lui quella voce, ma egli continuava a dormire. La presenza di Dio riempì la cella di punizione, mi avvolse di calore divino e infuse forza nell'ossatura del mio corpo. Ebbe su di me un effetto fisico definito e sorprendente. L'uomo che dormiva si svegliò e si avvicinò a me e potè percepire che qualcosa era accaduto. Non sapeva cosa, ma era così consapevole della differenza che corse fuori dalla stanza e tornò con un altro ufficiale. Non potevano comprendere. Udii dietro di me, le voci dei due uomini che bisbigliavano nel tentativo di scoprire cosa fosse successo. Sembrava che io fossi così vivo e fresco, vivificato da nuove forze. Non mi ero mai sentito così vicino a Dio come in quel momento. Si avvicinò così tanto a me che il mio cuore desiderava vederLo. Avevo sentito la presenza di Dio così vicina ed era meraviglioso, superiore a qualsiasi sentimento io abbia mai provato. Era stata una anticipazione di cosa significasse essere con Dio nell'eternità e non volevo tornare indietro.  (Tortured for His Faith, Harlan Popov, pages 31-32).

Con due fette di pane e due cucchiai di zuppa al giorno, fu messo in una cella oscura e bagnata. Trascorse là un anno senza vedere un ciuffo d'erba o una cosa vivente. Notte dopo notte udì le urla ed i pianti delle persone che erano torturate. In una occasione trascorse nove mesi in una fossa non areata, in un'altra occasione rimase dieci giorni senza cibo o acqua a temperatura sotto zero. Trascorse 13 anni in classi di indottrinamento comunista, ma non si "diplomò" mai. Vide uomini che avevano voltato le spalle a Dio (che l'avevano rifiutato) e spiegò che non c'è limite alla depravazione ed alla profondità alla quale essi possano affondare. Imparò che o la prigione distrugge un uomo dall'interno o gli dona una profonda forza spirituale. Egli uscì dalle prigioni comuniste con la testimonianza che "se c'è una sola certezza in questo mondo incerto, quella è la Parola di Dio".
Harlan disse che la prima reazione di un uomo alla sofferenza è che essa è troppo dura da sopportare. Ma egli imparò presto che la sofferenza ha un gran valore per l'uomo e, spesso, è più preziosa dell'oro. La sua resistenza divenne la sua forza. Per 13 anni li sentì dire:"...sappiamo che sei una brava persona, ma devi conformarti a noi ed alla nuova società che stiamo edificando". Disse che udiva continuamente le parole "conformarti a noi", ma lui non si conformò mai. Egli descrisse una esperienza singolare che ebbe in una delle camere di tortura. Quando sembrava che tutte le speranze fossero ormai perdute, egli ottenne una testimonianza che aveva più valore della vita stessa.

"Un giorno fui portato in n piccolo ufficio dove mi stava aspettando Comrade Aneff, uno dei membri più crudeli delle DS. Accanto a me c'era un uomo che non avevo mai visto. Era scuro di carnagione, magro, con occhi estremamente  fieri e dall'apparenza sembrava un ubriacone. Quasi immediatamente mi saltò addosso e comincio a picchiarmi in tutto il corpo. Caddi sotto la pioggia di colpi, mentre giacevo a terra egli mi colpì con tutta la sua forza ed urlò terribili oscenità. Gridò" Popov, ti conosciamo! Hai provato ad organizzare un complotto con altri pastori. Ti insegneremo chi è il più forte!" Ordinò che fossi portato nella cella più umida della prigione. mentre mi conducevano fuori egli gridò" Marcirai là! Non vedrai più la luce del giorno! Sei morto Harlan Popov!" Due guardie mi condussero nel seminterrato della prigione. C'era una porta metallica arrugginita a causa dell'umidità. Mentre venivo spinto attraverso essa, vidi una scala che scendeva. Scesi alcuni gradini nella buia umidita. L'unica luce era quella delle pile delle guardie. Mi sembrò che stessi scendendo nelle fosse stesse dell'inferno. Alla fine dei gradini attesi che le guardie scendessero. C'era un freddo disumano e un buio non terreno, più buio del buio che io avessi mai visto. Le guardie mi presero per un braccio e mi condussero alla porta di una cella. La aprirono, mi spinsero dentro e la chiusero. Udii i loro passi che si allontanavano e risalivano le scale che li avrebbero riportati nel mondo. C'era una quiete mortale ed un buio completo. Non riuscivo nemmeno a vedere la mia mano se la mettevo davanti agli occhi. Mi sentivo come se fossi cieco. Trovai una tazza di latta che mi sarebbe servita per bere e bussai al muro, ma non ottenni alcuna risposta. Ero tutto solo nelle viscere scure della terra. Le parole del comunista arrabbiato mi tornarono in mente:" Non vedrai mai più la luce del giorno........marcirai laggiù!" Mi rassegnai ad essere dimenticato a marcire giù in questo luogo. Non ci sarebbe voluto molto prima che un uomo marcisse qui. I muri erano bagnati di umidità gocciolante. Quaggiù, in questa cella incredibilmente buia e dimenticata, mi inginocchiai e pregai:" Dio, so che non c'è cella abbastanza profonda, ne sbarre abbastanza forti da separarmi da Te. Dio, sii con me. Dammi forza". Il pavimento della cella era così bagnato che non potevo distendermi per terra. Mi misi in un angolo e mi raggomitolai per avere un po' di calore e riuscire a dormire. Non so quando mi svegliai. Nel buio assoluto, si perde la cognizione del tempo. E' come essere sospesi in un altro mondo. Provai a misurare il tempo nella mia mente, ma iniziò a giocarmi degli scherzi. Senza i consueti punti di riferimento, le stelle, la luce del giorno, le ombre, un uomo perde ogni possibilità di misurare il tempo. Persino i ciechi hanno degli orologi braille o altri strumenti. Imprigionato nel vuoto assoluto dello spazio buio, non avevo nulla. Per la prima volta in un anno, cominciai a temere per la mia sanità mentale. Ero stato qui per un giorno? O per 20 giorni? Per un'ora o una settimana? Solo occasionalmente udivo una voce, si apriva una grata metallica e veniva spinto dentro un piatto metallico contenente un po' di acqua, tre o quattro carote o una patata marcia con i vermi all'interno di essa. Mi rassegnai a trascorrere il resto della mia vita qui. Mentalmente l'avevo accettato. Un giorno, mentre stavo pregando, la disperazione della mia situazione mi colpì pienamente. Morto di fame, picchiato e dimenticato qui. Senza alcuna speranza di uscire. Un alto ufficiale mi aveva detto che sarei "marcito" qui. Cominciai a piangere. Ero qui da settimane. Gridavo "Oh Dio". Poi accadde qualcosa che non era mai accaduta prima, ne' accadde dopo. Un piccolo calore iniziò a risplendere ed una sensazione riscaldante riempì la cella ed avvolse la mia persona fortemente indebolita. Sentii delle forti braccia intorno a me, e mi cullavano nelle braccia di Cristo stesso. La stessa voce che avevo udito mentre stavo in piedi per due settimane, parlò nuovamente. Non posso descriverla. Pieno di amore e compassione, Cristo mi parlò dicendo:" Figlio mio, non ti ho mai abbandonato. Le mie braccia sono attorno a te e tramite di esse ti conforterò e ti darò forza". Mi scesero lacrime dalle guance mentre ero tenuto tra le braccia di Cristo. So che qualche lettore può pensare che questo sia estremo, ma quando ero sul punto di impazzire di disperazione, Cristo mi fece sapere che non mi aveva dimenticato mentre ero rannicchiato nell'oscurità di una cella, nelle viscere della terra. Fu un meraviglioso abbraccio amorevole ed un momento che rese degne di essere vissute tutte le sofferenze. Come Lo amavo! Se tutti gli uomini nel mondo potessero conoscere la bellezza e l’amore del Cristo! 
(Tortured for His Faith, Harlan Popov, pages 59-62).

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questo link si può leggere una traduzione in italiano dell'intero libro.

venerdì 11 agosto 2017

Il risveglio di Nisargadatta Maharaj

Dopo la morte del padre, il 18enne Maruti si trasferì a Bombay in cerca di lavoro.
“(…) Si dedicò quindi a un piccolo commercio di abiti maschili e aprì un negozio in cui vendeva vestiti per bambini, tabacco e sigarette fatte a mano. Col passare del tempo l’attività di ingrandì, assicurandogli una certa stabilità economica. Durante quegli anni si sposò ed ebbe un figlio e tre figlie.
Infanzia, giovinezza, matrimonio e discendenza: Maruti visse fino alla sua mezza età la solita esistenza monotona e senza storia di un uomo qualunque, senza nessun indizio della santità che sarebbe venuta in seguito. In quel periodo tra i suoi amici c’era un certo Yashwantrao Baagkar, che era un devoto di Srì Siddharameshwar Dampràdaya, un maestro spirituale appartenente alla corrente induista del Navnata Sampràdaya. Una sera Baagkar condusse Maruti dal suo guru e quella sera si rivelò il punto di svolta fondamentale nella sua esistenza. Il guru gli diede un mantra e delle istruzioni per la meditazione. Quasi immediatamente Maruti cominciò ad avere delle visioni  durante la pratica e anche a cadere qualche volta in trance. Qualcosa gli esplose dentro, generando una consapevolezza universale, una sensazione di vita eterna. L’identità di Maruti, il piccolo commerciante, scomparve lasciando al suo posto la luminosa personalità di Srì Nisargadatta. La maggior parte della gente vive in un mondo in cui si identifica con il corpo-mente, e non ha il deisderio né il potere di abbandonarlo. Esiste soltanto per se stessa; tutti i suoi sforzi sono tesi al soddisfacimento e alla glorificazione dell’io. Certamente, esistono illuminati, maestri e risvegliati che, pur vivendo in apparenza nello stesso mondo, vivono contemporaneamente anche in un’altra dimensione: la dimensione della consapevolezza universale, che irradia infinita conoscenza. Dopo la realizzazione, Nisargadatta prese a vivere una specie di doppia vita. Continuò ancora a gestire il suo negozio, ma non aveva più la mentalità dell’uomo d’affari, orientata al profitto. Più tardi, abbandonata la famiglia e gli affari, divenne una specie di mendicante, un pellegrino tra i numerosi e diversi luoghi sacri dell’India. Percorse a piedi nudi la strada dell’Himalaya, dove aveva stabilito di trascorrere il resto dei suoi anni alla ricerca della vita eterna. Ma non appena compresa la futilità di questo genere di ricerca, tornò sui suoi passi e rientrò in famiglia. Aveva capito che non c’era alcun bisogno di cercare la vita eterna; era sempre stata sua. Superata l’idea di essere il corpo, acquisì una condizione mentale così piena di gioia, pace e magnificenza che a paragone qualunque altra cosa appariva senza valore. Ottenne la realizzazione.

Dal capitolo “Chi è Nisargadatta Maharaj”  nel libro “IO SONO QUELLO” di Sri Nisargadatta Maharaj.
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Il mantra utilizzato da Nisargadatta Maharaj

martedì 1 agosto 2017

Il risveglio di Byron Katie

Il risveglio di Byron Katie, come narrato nell'Introduzione del libro “Amare ciò che è” di Byron Katie e Stephen Mitchell.
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Il Lavoro è nato un mattino del febbraio 1986, quando Byron Kathleen Reid, una donna di quarantatrè anni che viveva in una piccola cittadina del deserto della California meridionale si svegliò stesa sul pavimento di una stanza di una casa di riabilitazione.
All'interno di una vita normalissima (due matrimoni, tre figli e una carriera di successo), Katie era precipitata in una spirale di rabbia, paranoia e disperazione che durava da dieci anni. Per due anni la depressione le aveva praticamente impedito di uscire di casa; rimaneva a letto per intere settimane e svolgeva il suo lavoro telefonando dalla stanza da letto, senza riuscire nemmeno a farsi una doccia o a lavarsi i denti. I figli passavano in punta di piedi davanti alla sua porta, per evitare i suoi scoppi di rabbia. Alla fine si ricoverò in una casa di riabilitazione per donne con disturbi alimentari: l'unica forma di ricovero che la sua assicurazione era disposta a pagare. Le altre pazienti avevano così paura di lei che le venne assegnata una stanza da sola in una soffitta. Una mattina, circa una settimana dopo il ricovero, mentre era stesa sul pavimento (non si sentiva degna neppure di occupare un letto), Katie si svegliò senza nessuna idea di chi o cosa fosse. “Non c'era nessun me”, dice.

Tutta la mia rabbia, tutti i pensieri che mi avevano tormentato, tutto il mio mondo, il mondo intero era svanito. Nello stesso tempo una risata incontenibile sgorgò dentro di me e si diffuse all'esterno. Tutto era diventato irriconoscibile. Era come se si fosse svegliato qualcun altro. Esso aveva aperto gli occhi e guardava attraverso gli occhi di Katie. Esso era esultante, era ebbro di gioia! Per esso non c'era niente di separato, niente di inaccettabile. Tutto era il suo stesso sé.

Quando Katie ritornò a casa , la sua famiglia e i suoi amici si accorsero che era una persona diversa. Racconta sua figlia Roxann, che a quel tempo aveva sedici anni: “Capimmo che la tempesta era passata. Mia mamma aveva sempre urlato contro di me e i miei fratelli, e ci criticava continuamente. Avevo paura di rimanere sola con lei nella stanza. Ora sembrava perfettamente in pace. Rimaneva immobile per ore seduta davanti alla finestra o nel deserto. Era felice e innocente come un bambino, e piena di amore. Persone in difficoltà iniziarono a bussare alla nostra porta, chiedendo aiuto. Lei le invitava a sedere accanto a sé e faceva delle domande, soprattutto “E' vero?” (…)

Quando la gente capì che la vecchia Katie non sarebbe tornata mai più, tutti cominciavano a chiedersi che cosa le fosse accaduto. (…) Katie non era di molto aiuto e occorse molto tempo prima che fosse in grado di descrivere la sua esperienza in termini comprensibili. Iniziò a parlare di una libertà che si era risvegliata dentro di lei. Diceva che attraverso una indagine interiore, aveva capito che tutti i suoi vecchi pensieri non erano veri.
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Link al download di alcuni estratti di "Amare ciò che è"
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Il Lavoro di Byron Katie è una vera benedizione per il nostro pianeta. La radice di ogni sofferenza sta nell'identificazione con i nostri pensieri, le “storie” che scorrono di continuo nella mente. Il Lavoro funziona come una spada affilata a rasoio, che taglia attraverso le illusioni e ti permette di conoscere l'essenza eterna del tuo essere. Esso emana gioia, pace e amore che sono il tuo stato naturale.
- Eckart Tolle, autore di “Il potere di adesso”.