sabato 28 marzo 2020

"Vita al limite: oltre la Grande Barriera" di Joseph Felser, PhD.

Un nuovo articolo in italiano per voi:
"Vita al limite: oltre la Grande Barriera" di Joseph Felser, PhD.

Il testo originale in inglese è stato pubblicato il 24/3/2020 nel blog del Monroe Institute a questo link

Link per il download del file in PDF: clicca QUI

Buona lettura.

Vita al limite: oltre la Grande Barriera

di Joseph Felser, PhD

Traduzione dall’inglese a cura di Daniela Colavitti

L’articolo originale è stato pubblicato il 24 Marzo 2020 nel blog del Monroe Institute a questo link

La paura è il più grande ostacolo alla crescita umana” – Robert A. Monroe

Solitamente, in una condizione di normalità, per la maggior parte di noi la morte sembra essere qualcosa che accade ad altri meno fortunati di noi; pur essendo un destino comune a tutti noi, l’idea della morte viene spesso, paradossalmente, ritenuta come qualcosa appartenente ad un futuro talmente lontano da non essere proprio preso in considerazione nel nostro presente.

Queste solide difese della psiche vanno facilmente in frantumi non appena degli eventi apparentemente fuori dal nostro controllo, ci costringono ad osservare il tanto temuto abisso che sta sotto di noi.

Nel contesto della pandemia da Coronavirus, siamo tutti aggrappati con le mani sul bordo di questo abisso. Se non è la morte fisica a spaventarci, lo è il timore della perdita delle nostre illusioni, della nostra sicurezza e abitudini che destabilizza improvvisamente la percezione di noi stessi: la cosiddetta “morte dell’ego”.

Il fatto che l’intero pianeta o perlomeno tutta la civiltà umana stia aggrappata al bordo di questo baratro, è certamente un evento pieno di significato. L’ubiquità di questa pandemia – (in greco pan=tutto) - sembra fornire un indizio ben preciso sul significato più profondo di questa sofferenza collettiva e desidero approfondire questo argomento nei paragrafi a seguire.

“ Poi ho notato qualcosa di importante: non avevo più paura di morire.”

Come individuo, sono arrivato al mio punto limite personale circa un anno e mezzo fa, quando mi è stato diagnosticato un cancro in fase terminale. La reazione a questa notizia mi ha messo immediatamente in modalità “pausa”. Non esiste una cura ma, mi è stato contemporaneamente concesso il lusso di riflettere sul mio destino. Spero che queste riflessioni sulla mia attuale condizione possano dare coraggio e speranza nell’affrontare insieme l’attuale crisi mondiale.

Riflettendoci bene, ne’ la diagnosi, ne’ la prognosi mi hanno sorpreso o sconvolto. Perché? mi sono chiesto. La risposta che mi è arrivata diceva: perché lo sapevo già o, meglio, qualcosa in me mi aveva già avvisato prima sotto forma di sogni inquietanti e altri segnali.

Carl Jung avrebbe chiamato questo “qualcosa” inconscio. L’inconscio che gli antichi Greci vedevano come il demone, il guardiano interiore o la guida che conosce bene il nostro destino e che i partecipanti ai corsi dell’Istituto Monroe conoscono come “Guida” o “Auto-aiuto Interiore”(AIS). In poche parole, c’è una fonte di consapevolezza e informazione dentro di noi dotata di una maggiore intelligenza e creatività, e forse di una saggezza ancor più grande, rispetto all’Io. Questo è bene saperlo!

“Certamente ero ancora preoccupato per alcune cose, come i possibili effetti collaterali dovuti ai farmaci e la mia capacità o meno di riuscire a condurre una vita il più “normale” possibile… Ma della morte in sé non avevo più paura. Com’è possibile?”

Poi ho notato qualcosa di importante: non avevo paura di morire. E’ stato come se avessi superato le prime quattro fasi del dolore della Dott.ssa Elisabeth Kübler - Ross: dalla negazione-rabbia, negoziazione, depressione, sono arrivato subito all’accettazione. Certamente ero ancora preoccupato per alcune cose, come i possibili effetti collaterali dovuti ai farmaci e la mia capacità o meno di riuscire a condurre una vita il più “normale” possibile. Per non parlare della possibilità di finire in ospedale i miei ultimi giorni, come è accaduto a molti dei miei parenti inclusi mia madre e mio padre. Ma della morte in sé non avevo più paura. Per quale motivo?

Ad ogni partecipante di un programma del Monroe Institute viene suggerita un’ipotesi, tramite la famosa frase di Bob: “Io sono più del mio corpo fisico”. Ciò che mi ha colpito è che, per quanto io potessi andare indietro scavando nei ricordi del passato, non riuscivo a trovare un solo momento della mia vita in cui possa avere dubitato di tale affermazione: una convinzione istintiva che ci accompagna dalla nascita e forse prima. Credo che sia così finchè o a meno che non sia bloccato a causa di un condizionamento culturale.

Platone diceva che tutta la vera conoscenza è un continuo ricordare. Questo è anche parte del messaggio che Bob riporta dal suo ultimo viaggio alla fonte della creazione: l’Emettitore : “Non c’è maestro, non c’è discepolo, c’è solo il ricordare”. Eppure non avevo mai realmente dimenticato. Ho riscoperto questo principio nel ricordo di quanto mi sentivo rapito dalla meraviglia del mondo della natura, durante la mia infanzia, e di quanto fossi affascinato dal mondo interiore, dalla fantasia e dai sogni. Era qualcosa che non riuscivo a spiegare, poiché era così profondo e nascosto rispetto alla realtà che stavo vivendo e alla quale appartenevo. Come diceva Lewis Spence: tutto è “misteriosamente collegato attraverso legami invisibili”.

“Le mie successive ricerche e la mia introspezione personale…mi hanno portato in un luogo chiamato Monroe Institute …”

In alcuni dei miei sogni e fantasie ho vissuto dei viaggi misteriosi in luoghi di infinita meraviglia ed inesprimibile bellezza dove provavo un senso di appartenenza, comunione e amore che accendevano in me una grande nostalgia e desiderio; altri sogni erano oscuri, incubi al limite della sopportazione, luoghi sotterranei con serpenti mostruosi dove i bambini venivano sacrificati nel fuoco. Ho compreso che, comunque, entrambi i tipi di sogno erano le diverse maschere che indossava sempre il medesimo attore e attinte da una fonte comune; quella che William James definiva semplicemente “Superiore’” oppure “Anima Mundi”, come amava descriverla Carl Jung, l’anima del mondo.

Molti anni più tardi, al college, scoprii un argomento che catturava la mia attenzione e mi appassionava moltissimo: la filosofia, “l’amore per la saggezza”. Il suo massimo esponente, Socrate, la descriveva così: “ la filosofia, ove praticata nel modo giusto, è una pratica per la morte e il morire”.

Per Socrate, la realtà della dimensione invisibile e del suo invisibile collegamento con la vita, era un principio fondamentale. Vivere consapevolmente-prendersi cura dell’anima, diceva-significava accettare il fatto che la morte non fosse l’opposto della vita ma piuttosto, la sua intima compagna. Come, in effetti, sottolinea James Hillman, per i Greci, la vita e la morte erano considerate come sorelle: “La fratellanza tra Zeus e Ade è la conferma che i mondi superiori e quelli inferiori sono i medesimi, sono solo le prospettive ad essere diverse”.

“…i partecipanti ai corsi imparano che la differenza tra “Qui” e “Là” è semplicemente nel cambio del focus della nostra attenzione.”

Le mie ricerche ed esplorazioni personali nell’ottica di tale prospettiva di complementarità e le mie infantili preoccupazioni, mi hanno portato ad un luogo chiamato Monroe Institute; dove i partecipanti ai corsi imparano che la differenza tra “Qui” e “Là” è semplicemente nel cambio di focus della nostra attenzione.

La scoperta mistica essenziale è stata che le difficoltà che affrontiamo nella vita reale sono, paradossalmente, la fonte stessa della sua completezza dinamica. Come diceva Eraclito (che suona come il poetico ROTE dell’Emettitore di Bob) “Vivere è morire, essere svegli è dormire, essere giovani è essere vecchi; perché l’uno fluisce nell’altro e questo processo può essere invertito”.

Questa improvvisa ed inaspettata inversione, quella che i Greci chiamano identificazione, è ciò che mi è arrivato addosso diciotto mesi fa e ciò che stiamo vivendo collettivamente oggi. Una cosa infinitamente piccola e insignificante – un semplice virus – diventa improvvisamente mostruosamente enorme e, il prodigioso leviatano della civiltà si ferma ad un punto morto. Tutto è invertito.

Basterebbe spostare il nostro punto di vista, la nostra prospettiva, per liberarci dalla nostra paura e vedere il mondo dal basso verso l’alto anziché dall’alto verso il basso; potremmo sperimentare l’incantevole armonia dell’universo anche nel bel mezzo di un momento di crisi. Sarebbe, questa, una trasformazione globale della coscienza umana senza precedenti, e la più benvenuta.

“La vita è sempre sul filo della morte, sempre, e dovremmo mettere da parte la paura per avere il coraggio di vivere.” – Joseph Campbell
***

Joseph Felser, PhD, è professore di filosofia presso il Kingsborugh Community College di Brooklyn a New York. Autore di due libri e di numerosi articoli e recensioni. Egli è anche membro della Professional Division ed ex membro del Consiglio di Amministrazione del Monroe Institute.
*************
Siti Internet di riferimento



Canale YouTube


Pagina Facebook: "Hemi-Sync Italia" 

Gruppo Facebook: "Hemi-Sync Italia"


Instagram: hemisyncitalia