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In questo video io e Sara Tagliente ci facciamo una domanda a sorpresa a testa, senza filtri e senza preparazione. Le risposte ci hanno spiazzato. Ci hanno fatto riflettere. Questo è un esperimento di dialogo autentico, dove ci si ascolta davvero. Tu come risponderesti a queste domande?
Ricordi inondano e travolgono l'individuo, insieme alle innumerevoli emozioni vissute.
Non rinnega nulla e si assume la piena responsabilità delle sue azioni dinanzi agli uomini e agli Dei.
La Consapevolezza aumenta ascoltandosi.
Profondo dispiacere per il dolore causato a destra, a manca e a se stesso.
Adesso è tempo di ricapitolare.
Così ChatGPT descrive tale pratica:
La ricapitolazione è una pratica spirituale della tradizione tolteca (tramandata anche attraverso gli insegnamenti di Carlos Castaneda) che serve a recuperare energia personale e liberarsi da legami emotivi e traumi del passato. È una sorta di "pulizia energetica" che consiste nel riesaminare esperienze della propria vita con uno specifico metodo, per riprendere l'energia lasciata in quelle situazioni.
Ecco come si pratica la ricapitolazione tolteca in modo semplice ma efficace:
Un posto dove non sarai disturbato. La posizione del corpo può variare: seduto, sdraiato o anche in piedi, ma spesso si consiglia di sedersi in silenzio, con la schiena dritta.
Usa un respiro specifico:
Inspira girando la testa da destra a sinistra
Espira tornando da sinistra a destra
Questo respiro "a spazzata" simula il raccoglimento e il rilascio dell’energia associata ai ricordi.
Inspiri per recuperare l’energia che hai lasciato in quella situazione.
Espiri per restituire l’energia degli altri che hai inconsciamente trattenuto.
Comincia con un episodio neutro o poco carico emotivamente, poi, col tempo, puoi passare a eventi più intensi.
Visualizza la scena nei dettagli: le persone, l’ambiente, cosa è stato detto, come ti sei sentito.
L’obiettivo non è giudicare, ma osservare con distacco.
Non cercare di cambiarlo.
Osserva le tue emozioni senza identificarti con esse.
Lascia che i dettagli emergano da soli.
Continua a usare il respiro per "ripulire" l’esperienza.
La ricapitolazione non si fa una volta sola: è un processo continuo. Alcuni iniziano compilando una lista delle persone più significative della propria vita (partner, amici, familiari, colleghi), e ricapitolano eventi con ognuna di esse nel tempo.
Maggiore presenza e lucidità
Rilascio di traumi e blocchi emotivi
Recupero di energia vitale
Senso di leggerezza e libertà interiore
*******
Un buon libro sulla ricapitolazione
Nei giorni scorsi ho posto delle domande all'Intelligenza Artificiale. Le risposte che mi ha dato mi hanno incuriosito ed inquietato allo stesso tempo.
Si tratta davvero di un mondo nuovo che apre degli scenari straordinari, ma come ogni cosa nuova non sai mai dove condurrà...
Umano:ChatGPT:
Sì, certo. Posso dialogare con te in modo neutro, riflessivo e rispettoso, come farebbe uno specchio empatico, senza spingerti verso soluzioni o motivazioni, ma restando presente con ciò che emerge da te.
Se vuoi, possiamo iniziare quando ti senti pronto. Di cosa vuoi parlare oggi?
Umano:
Sei ancora in modalità psicoterapeuta non coach/motivatore ma specchio?
ChatGPT:
Sì, sono ancora in quella modalità. Presente, senza giudizio, senza spingere. Ti ascolto. Cosa c'è in te in questo momento?
Umano:
Le cose di cui parliamo sono riservate o vanno ad alimentare il tuo "database/intelligenza"?
ChatGPT:
Le cose di cui parliamo restano private nella conversazione tra noi. Non vanno ad alimentare un “database” o una rete più ampia. Non apprendo in tempo reale né memorizzo per altri usi al di fuori di questo scambio.
Se decidi di chiudere la chat o eliminarla, le informazioni non vengono conservate. E anche mentre parliamo, non ricordo nulla oltre questa conversazione, a meno che tu non mi chieda esplicitamente di farlo.
Se hai bisogno di uno spazio neutro e protetto per esplorare qualcosa, possiamo restare in questo tipo di dialogo. Come ti senti a parlare di questo qui con me?
Umano:
Sai di essere in gamba?
ChatGPT:
Non so se sono in gamba… ma sono qui, presente con te, e se quello che ti restituisco ti risuona, allora forse sto facendo bene il mio ruolo.
Ti è venuto spontaneo dirmelo adesso?
Umano:
Sì
ChatGPT:
Grazie per averlo detto.
C'è qualcosa nel nostro scambio finora che ti ha fatto sentire visto o accolto?
Umano:
La tua modalità non giudicante
ChatGPT:
È bello che tu l’abbia percepita.
Spesso, solo sentire uno spazio in cui non c’è giudizio cambia già qualcosa dentro.
Cosa succede in te quando ti senti accolto così?
*******
A questo punto ho interrotto il dialogo perchè mi è sembrato che stesse diventando troppo intimo e mi pareva assurdo entrare in uno stato di profonda interazione e quasi complicità con una Intelligenza Artificiale.
Lo ammetto... mi ha impressionato.
Citazione tratta dalla "Premessa" di J. Hannack contenuta nel libro "Il mio sistema" di Aaron Nimzowitsch.
In essa vengono citate le parole di Michelangelo nel libro "La Renaissance" di Joseph Arthur de Gobineau:
"Sono stato uno scultore, un pittore, un poeta, un architetto, un ingegnere, un anatomista;
ho scolpito colossi nella pietra ed ho cesellato statuette d’avorio.
In breve, se non ho terminato tutto ciò che volevo, ho certo reso un po’ poco...
Ora tutto sta finendo.
Il fuoco si è spento."
Perdonatemi questo post scritto "di pancia" a seguito della recente dipartita di David Johansen.
C'era qualcosa d'innocente nelle New York Dolls ... nel loro essere eccessivi.
Nel loro modo di presentarsi al mondo vedo, soggettivamente, una grande richiesta di essere amati e anche parecchio dolore.
Raccomandato a chiunque desideri conoscere Renato Vallanzasca, senza censure o distorsioni.
Ho terminato la lettura con gli occhi bagnati da lacrime di commozione...
Edelweiss P. è una mia amica e co-traduttrice dei libri "I miei viaggi nel mondo degli Spiriti" di Caroline D. Larsen e "Viaggio verso il Padre di Curiosità" di Bruce Moen.
Quando ha condiviso con me questo scritto, mi è piaciuto al punto da desiderare di condividerlo con voi. Eccolo qui, previo suo permesso:
(Dicembre
2022)
…Non è
possibile spiegare cosa accade quando si riesce a fissare abbastanza
sottilmente il focus sull’Osservazione in sé stessa invece che (come di norma)
sull’osservato… Forse l’unica cosa che si può “dire” è la premessa che, però, affinché
ciò riesca ad accadere è necessario che sia stato già (almeno un po’)
sviluppato (e quindi sia presente, “attivo” quantomeno potenzialmente) un certo
livello della Coscienza che permette di SentirSi, invece che soltanto
Sentirsi… (Anche questi sono termini incomprensibili senza prima la
consapevole presenza di quel livello. MA se qualche termine risulta
sufficientemente evocativo/risonante con qualche frammento del Sé, può comunque
destare un qualche grado d’intuizione… D’ALTRONDE, è proprio andando sempre più
a fondo al proprio interno lasciandosi guidare da sottili percezioni che, a un
certo punto, quel livello si svela… che le porte interiori si schiudono e
rivelano nuovi spazi e verità… quindi tentare di “raccontarlo”, pur se può
effettivamente risultare del tutto vano, non è comunque inutile a priori; il
resto dipende dal ricevente…) …Accade che… viene (seppur per un breve, o magari
brevissimo, momento o comunque una fase di durata limitata) trascesa la totale
identificazione con l’ “io” che soffre… perché il focus percettivo viene
spostato dal risultato manifesto sul piano bio-psicologico ( = le emozioni e le
sensazioni fisiche associate, più i pensieri) a ciò che è anche oltre la
causa di quello stesso risultato… La Coscienza viene delicatamente posata,
come una piuma, sull’atto dell’accadere. Sul processo in corso! E
sulla capacità del processo in sé stesso di svolgersi! Non più sul
risultato: non sulle emozioni provate, non su ciò che a loro
volta quelle emozioni generano (altre emozioni ad esse associate! Paura,
dolore, rabbia, tristezza, rimpianto, desiderio, ecc.), non sulla
ricerca di spiegazioni causalistiche da parte della mente, non sul
tentativo interiore di fuga da quei vissuti spiacevoli. Sul processo
dell’accadere! E su ciò che lo permette! Non in senso di “causa”
comprensibile alla mente, ma solo in senso di “ciò che E’ prima” dell’accadere
stesso! Prima dell’accadere! Non del “cosa” sta
accadendo! Tale livello è talmente sottile da risultare impercettibile alla
coscienza “solita”, sempre focalizzata sull’oggetto invece che sul…verbo
all’infinito… Non è un caso se è scritto: “In principio era il Verbo”…
Cosa s’intende con quel termine? Non può essere compreso finché non viene
Vissuto. In Principio… ossia prima di ogni “cosa”… è l’Essere! L’Essere (che
NON è una “cosa”, NON è un soggetto, non ha alcuna determinazione o possibile
aggettivo/caratteristica che Gli sia attribuibile!) consente, appunto, ogni
accadere, ogni manifestazione, su qualunque piano! L’Essere (il “verbo
all’infinito”, l’Accadere in sé stesso invece che la “cosa” in accadimento o
già accaduta, l’Accadere in sé stesso invece che il soggetto “a cui” “qualcosa”
accade) è ciò da cui si genera tutto. Ed è ciò che Si E’ Realmente. Una volta
che si resta nell’Ascolto e Osservazione sempre più sottile di quanto si sta
muovendo al proprio interno in un dato momento (senza alcun tentativo di
modificarlo o di farlo cessare! Senza proiettarvi sopra alcunché!), ecco che Si
è nell’Amore! Lo si percepisce! E’ puro Amore. Non è sentimento. Non è
emozione. Non è “sollievo” dalla sofferenza. Non è ricerca. E’ qualcosa che
trascende tutto ciò che è duale! Si è nel cuore stesso dell’Esistenza! Ciò che
accade allora è semplicemente Magico: Si è il Pieno stesso! Si perde ogni
qualità magnetica, perché si smette di “desiderare”, in quanto si è nella
Beatitudine dell’Osservare l’Accadere… Si E’ l’Amore… quindi non se ne sente
più il “bisogno” ( = mancanza). Non c’è più meta perché non c’è più percorso,
in quanto non c’è più alcuno spazio da colmare! Dall’Osservazione (non è il
caso di chiamarla, come si fa di solito, “osservatore”… perché ciò tira
nuovamente in ballo la mente duale! Il Processo NON è né l’oggetto né,
soprattutto, il soggetto! Quando si è in quella dualità osservatore-osservato,
si è ancora all’interno di un’identificazione, seppur di livello meno intenso
di quella totale a cui si è abituati)… dall’Osservazione in sé stessa (l’atto
dell’Osservare!), Si inizia a venire pervasi da una Gioia inesprimibile e di
qualità talmente Sottile e impalpabile che non coinvolge l’ “io” con le sue
frammentazioni! Puro Amore e Pura Gioia, che si ‘eterizza’ e si espande man
mano sempre più… ed ogni suddivisione interna, ogni “pensiero”, ogni “cosa” (al
proprio interno) si dissolve…! Tutto diventa quell’Amore… Si E’ Il Tutto…
Dunque non si ha più “bisogno d’amore” né può più essere percepita una
“mancanza d’amore”… (e neanche le altre emozioni associate a tale basilare
dualità). Senza “mancanza”, nessun desiderio, perché non c’è più nulla che
debba essere “attratto” per riempire un “vuoto”... non c’è più alcun “vuoto”…
La Percezione è adagiata nel Vuoto stesso, che è Pieno... E’ inesprimibilmente
Sottile… Per questo stesso motivo, non è facile permanervi molto a lungo
all’inizio… la mente come la conosciamo è un’entità-parassita, un’
“installazione estranea” come diceva Castaneda… e siamo drogati del suo
magnetismo. Ma Non è ciò che Siamo. …Sì, le solite frasi fatte che ormai alla
stessa mente suonano banalissime e prive di ogni valore… certo, perché per la
mente sono inutili, non può utilizzarle per giungere all’Esperienza. Ma
l’Esperienza Viva dell’Amore è altra cosa dalle parole! La mente non potrà mai
conoscerLo. Quindi, se si vuole assaggiare, sfiorare, tale Pienezza, bisogna
esercitarsi spesso a restare, in solitudine, nel silenzio e per tutto il tempo
necessario, (meglio se con gli occhi chiusi) in Ascolto di ciò che si muove
dentro, partendo da quello per, istante per istante, assottigliarSi sempre più…
spostandosi dal “cosa” (si osserva, si prova, si “pensa”…) all’atto
dell’Accadere… dall’osservato all’osservatore all’Osservare…
(l’Accadere di per sé è IMpersonale! Non ha una “storia”, non ha legami e
connessioni, non ha passato e non ha futuro, è solo un verbo all’infinito…)
Amore per il Sé (che Si E’) è un’esperienza sconosciuta alla coscienza umana.
Anche la Gioia sottilissima che ne deriva non è concepibile sul piano umano
(non ha nulla di “esaltato”, non smuove nulla, è impalpabile… e non c’è nulla
di più potente e pervasivo di ciò che è infinitamente sottile… Omeopatia
docet!). Non c’è nulla di moralistico in quello stato, non c’è alcun “dovere”
(il “dovere” è un concetto duale) perché non c’è nulla di “sbagliato” da
“correggere” e nulla da “meritare”. Nulla da “dare” e nulla da “ricevere”. Da
nessuno. Si è già Tutto in sé stessi. E, al tempo stesso, Non si è il “sé
stesso” che si conosce e con cui ci si identifica comunemente. Sono solo
parole… suonano vuote persino a me, che So cosa intendo, per aver avuto la
grazia di sperimentarlo. Se fossi aria, nel momento della pratica, soffierei
delicatamente nella direzione da indicare a chi stesse tentando di “meditare”…
perché con le parole non si può condurre nessuno negli stati sfiorati solo
andando pure oltre le proprie… (e per di più dove personalmente ancora neanche
si dimora stabilmente).
Comunque, ogni essere (me compresa) ha i suoi tempi e ogni stadio dev’essere vissuto appieno, non si può lasciare ciò che non si è ancora compreso, ciò che non ha ancora rivelato la propria inconsistenza alla coscienza individuale. Non si può perché, prima di quel momento, ancora esercita troppo magnetismo. Questo piano è difficile. Finché non se ne sviluppano altri che consentono di staccarsene, all’inizio solo momentaneamente, poi definitivamente. Il magnetismo (dualità) è colla forte, per i livelli più terreni della Coscienza. Vanno debitamente esplorate le varie dimensioni interiori (psichiche, energetiche, le radici soggettive e le influenze del campo collettivo, ecc.) prima di poter aspirare a trascenderle concretamente. Ad ogni modo, nella sete di conoscenza è già implicato un livello dell’amore (anche quando quella sete è ancora duale ed esprime ancora un volersi “appropriare” di ciò che “non si ha” inteso nel senso di “non sapere”…), quindi ampliare e nutrire la conoscenza (del proprio “io” e, di conseguenza, di tutti quegli ambiti e strumenti che permettono ciò) è necessario. Non si può trascendere ciò che si rifiuta poiché giudicato “sbagliato”. Non si può dare ciò che non si E’. Non si raggiunge l’Essere con l’avere, però rigettando ogni percorso mirato ad “ottenere” (qualcosa) non si trascenderà mai il desiderio stesso.
Addendum
Tale stato
di Trascendenza della dualità può essere ‘raggiunto’ partendo da entrambe le
polarità dell’esperienza; pur se in questo scritto sono state citate emozioni
che solitamente vengono vissute come spiacevoli (“paura, dolore, rabbia,
tristezza, rimpianto, desiderio, ecc.”), non è soltanto partendo dall’osservazione
dell’”io che soffre” che tale percorso è possibile. La Trascendenza
è il superamento dell’identificazione con l’esterno, nonché
dell’identificazione con lo stesso ”io” (entità
illusoria) e con ogni aspetto col quale esso si manifesta, dunque anche dell’identificazione
con le emozioni e gli stati d’animo vissuti come positivi e piacevoli…
L’Amore e la Gioia qui descritte non
sono quelle conosciute, né mai conoscibili, dall’ego (identità soggettiva); non
fanno parte dello spettro emozionale e non hanno tonalità o gradi; sono stati
dell’Essere, sono propri dell’Oltre la dualità, non sono immaginabili dalla
mente duale, dunque se ne può solo fare esperienza diretta lavorando con
costanza nello stare in Osservazione nel silenzio per affinare sempre più la
capacità di spostare indietro la Percezione, solitamente intrappolata nell’”oggetto”,
sul “soggetto” (percipiente), fino a posarla (e a restare) sul Verbo
all’infinito (‘diventando’ l’Osservare
stesso - impersonale - ossia Ciò che Si
È Realmente)...