venerdì 11 agosto 2017

Il risveglio di Nisargadatta Maharaj

Dopo la morte del padre, il 18enne Maruti si trasferì a Bombay in cerca di lavoro.
“(…) Si dedicò quindi a un piccolo commercio di abiti maschili e aprì un negozio in cui vendeva vestiti per bambini, tabacco e sigarette fatte a mano. Col passare del tempo l’attività di ingrandì, assicurandogli una certa stabilità economica. Durante quegli anni si sposò ed ebbe un figlio e tre figlie.
Infanzia, giovinezza, matrimonio e discendenza: Maruti visse fino alla sua mezza età la solita esistenza monotona e senza storia di un uomo qualunque, senza nessun indizio della santità che sarebbe venuta in seguito. In quel periodo tra i suoi amici c’era un certo Yashwantrao Baagkar, che era un devoto di Srì Siddharameshwar Dampràdaya, un maestro spirituale appartenente alla corrente induista del Navnata Sampràdaya. Una sera Baagkar condusse Maruti dal suo guru e quella sera si rivelò il punto di svolta fondamentale nella sua esistenza. Il guru gli diede un mantra e delle istruzioni per la meditazione. Quasi immediatamente Maruti cominciò ad avere delle visioni  durante la pratica e anche a cadere qualche volta in trance. Qualcosa gli esplose dentro, generando una consapevolezza universale, una sensazione di vita eterna. L’identità di Maruti, il piccolo commerciante, scomparve lasciando al suo posto la luminosa personalità di Srì Nisargadatta. La maggior parte della gente vive in un mondo in cui si identifica con il corpo-mente, e non ha il deisderio né il potere di abbandonarlo. Esiste soltanto per se stessa; tutti i suoi sforzi sono tesi al soddisfacimento e alla glorificazione dell’io. Certamente, esistono illuminati, maestri e risvegliati che, pur vivendo in apparenza nello stesso mondo, vivono contemporaneamente anche in un’altra dimensione: la dimensione della consapevolezza universale, che irradia infinita conoscenza. Dopo la realizzazione, Nisargadatta prese a vivere una specie di doppia vita. Continuò ancora a gestire il suo negozio, ma non aveva più la mentalità dell’uomo d’affari, orientata al profitto. Più tardi, abbandonata la famiglia e gli affari, divenne una specie di mendicante, un pellegrino tra i numerosi e diversi luoghi sacri dell’India. Percorse a piedi nudi la strada dell’Himalaya, dove aveva stabilito di trascorrere il resto dei suoi anni alla ricerca della vita eterna. Ma non appena compresa la futilità di questo genere di ricerca, tornò sui suoi passi e rientrò in famiglia. Aveva capito che non c’era alcun bisogno di cercare la vita eterna; era sempre stata sua. Superata l’idea di essere il corpo, acquisì una condizione mentale così piena di gioia, pace e magnificenza che a paragone qualunque altra cosa appariva senza valore. Ottenne la realizzazione.

Dal capitolo “Chi è Nisargadatta Maharaj”  nel libro “IO SONO QUELLO” di Sri Nisargadatta Maharaj.
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Il mantra utilizzato da Nisargadatta Maharaj