Dopo la morte del padre, il 18enne Maruti si trasferì a
Bombay in cerca di lavoro.
“(…) Si dedicò quindi
a un piccolo commercio di abiti maschili e aprì un negozio in cui vendeva
vestiti per bambini, tabacco e sigarette fatte a mano. Col passare del tempo l’attività
di ingrandì, assicurandogli una certa stabilità economica. Durante quegli anni
si sposò ed ebbe un figlio e tre figlie.
Infanzia, giovinezza,
matrimonio e discendenza: Maruti visse fino alla sua mezza età la solita
esistenza monotona e senza storia di un uomo qualunque, senza nessun indizio
della santità che sarebbe venuta in seguito. In quel periodo tra i suoi amici c’era
un certo Yashwantrao Baagkar, che era un devoto di Srì Siddharameshwar
Dampràdaya, un maestro spirituale appartenente alla corrente induista del
Navnata Sampràdaya. Una sera Baagkar condusse Maruti dal suo guru e quella sera
si rivelò il punto di svolta fondamentale nella sua esistenza. Il guru gli
diede un mantra e delle istruzioni per la meditazione. Quasi immediatamente
Maruti cominciò ad avere delle visioni
durante la pratica e anche a cadere qualche volta in trance. Qualcosa
gli esplose dentro, generando una consapevolezza universale, una sensazione di
vita eterna. L’identità di Maruti, il piccolo commerciante, scomparve lasciando
al suo posto la luminosa personalità di Srì Nisargadatta. La maggior parte
della gente vive in un mondo in cui si identifica con il corpo-mente, e non ha
il deisderio né il potere di abbandonarlo. Esiste soltanto per se stessa; tutti
i suoi sforzi sono tesi al soddisfacimento e alla glorificazione dell’io.
Certamente, esistono illuminati, maestri e risvegliati che, pur vivendo in
apparenza nello stesso mondo, vivono contemporaneamente anche in un’altra
dimensione: la dimensione della consapevolezza universale, che irradia infinita
conoscenza. Dopo la realizzazione, Nisargadatta prese a vivere una specie di
doppia vita. Continuò ancora a gestire il suo negozio, ma non aveva più la
mentalità dell’uomo d’affari, orientata al profitto. Più tardi, abbandonata la
famiglia e gli affari, divenne una specie di mendicante, un pellegrino tra i
numerosi e diversi luoghi sacri dell’India. Percorse a piedi nudi la strada
dell’Himalaya, dove aveva stabilito di trascorrere il resto dei suoi anni alla
ricerca della vita eterna. Ma non appena compresa la futilità di questo genere
di ricerca, tornò sui suoi passi e rientrò in famiglia. Aveva capito che non c’era
alcun bisogno di cercare la vita eterna; era sempre stata sua. Superata l’idea
di essere il corpo, acquisì una condizione mentale così piena di gioia, pace e
magnificenza che a paragone qualunque altra cosa appariva senza valore. Ottenne
la realizzazione. “
Dal capitolo “Chi è Nisargadatta Maharaj” nel libro “IO SONO QUELLO” di Sri
Nisargadatta Maharaj.
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Il mantra utilizzato da Nisargadatta Maharaj
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Il mantra utilizzato da Nisargadatta Maharaj